La Psicoanalisi e la Psicoterapia, spesso confuse tra loro o addirittura oggetto di una identità, a mio avviso, forzata, sono in realtà due pratiche tra loro differenti, anche se rivolte ambedue al polo psichico dell'entità psicobiologica.
Lo Psicoterapeuta "cura" ossia cerca di attivare quei processi psichici utili per risolvere nel modo più rapido ed efficace ( ed economicamente meno impegnativo di una psicoanalisi ) lo stato di sofferenza psichica attuale, con tecniche varie a seconda dei casi.
Vi sono persone afflitte da particolari disturbi psichici, magari causati da esperienze traumatiche attuali ( il terremoto, un incidente, etc..) ma anche da esperienze traumatiche inconsce riferite alle relazioni con le figure primarie di accudimento ( la madre, il padre la balie, etc...)
lo Psicoterapeuta non mancherà, in ottemperanza al Codice Deontologico degli Psicologi, di ascoltare e comprendere la richiesta di aiuto del paziente e di valutare lo stato clinico della persona che a lui si è rivolta e, se lo riterrà utile per il benessere del paziente, potrà proporgli uno specifico trattamento psicoterapeutico, piuttosto che consigliargli un percorso psicoanalitico.
Dal suo canto lo Psicoanalista non si cura del sintomo. Egli ritiene che il comportamento, le emozioni e i sentimenti, le modalità di pensiero, e naturalmente le sofferenze attuali non siano che la ripetizione mascherata di antichi vissuti ed esperienze traumatiche sepolte nell'inconscio.
Lo scopo dello Psicoanalista è di aiutare il paziente ( cioè colui che patisce, che soffre) a comprendere sè stesso e a cambiare,..... se vuole.
Lo Psicoanalista non ha il diritto di stabilire che cosa sia meglio per l'analizzato, ma bensì di aiutare l'analizzato a raggiungere quella speciale consapevolezza che consente la scelta tra la nevrosi e la libertà dalla ripetizione di un passato doloroso.
( una volta lessi su un muro un'iscrizione che uno sconosciuto aveva fatto con una bomboletta di colore. Diceva: " il vero carcere è nelle vostre menti". Ne fui profondamente colpito. )
Lo Psicoanalista cerca di costruire con l'analizzato le circostanze di relazione che gli permettano, con cautela e corretta progressione, l'esplorazione del suo stesso inconscio.
Questa speciale conoscenza ( fatta non di parole ma di recupero di vissuti, emozioni, esperienze traumatiche conflittuali, risalenti alla prima infanzia, e, secondo la Micropsicoanalisi, addirittura alla vita intrauterina ) produce un complessivo riequilibrio interiore che rende semplicemente superflui i sintomi dolorosi ed i comportamenti disadattativi.
In sintesi lo Psicoterapeuta ha un approccio pragmatico alla sofferenza psichica, cerca una risoluzione rapida. E questo può risolvere il problema attuale ma anche produrre un certo riassetto dell'equilibrio interiore.
Lo Psicoanalista si pone una obiettivo più ampio di autoconsapevolezza e cambiamento della dinamica psichica inconscia per distendere e risolvere le determinanti inconsce ultime della sofferenza attuale, e soprattutto di raggiungere il desiderato, complessivo, equilibrio vitale in tutte le sue espressioni psichiche e fisiche ( quando la mente stà bene anche il corpo stà bene )
( Per chi desidera approfondire queste considerazioni suggerisco di leggere lo scritto
Psicoanalisi e Psicoterapia.
Vi viene esposto il punto di vista dello Psicoanalista, sebbene alcune considerazioni sulla Psicoterapia siano controverse e superate, in particolare dalla Psicoterapia ipnotica che basa l'efficacia dell'intervento psicoterapeutico proprio sulla totale accettazione dell'inconscio come dimensione psichica che possiede e può mobilitare potenti risorse interiori di guarigione, ossia di rielaborazione e superamento di esperienze traumatiche rimosse, origine dei sintomi dolorosi o dei comportamenti disadattativi